La scienza fu appannaggio quasi esclusivo dei sacerdoti che se ne servivano a scopi politici e religiosi, mentre gli scribi avevano il compito di trasmettere le conoscenze tecnico-scientifiche indispensabili per la risoluzione dei problemi delle piene periodiche del Nilo.
Le inondazioni cancellavano regolarmente i confini dei campi, per cui, quando le acque si erano ritirate, bisognava fissare di nuovo i limiti di proprietà.
Da qui lo sviluppo della geometria, che rivestiva quindi un carattere di praticità.
Gli antichi egizi per misurare l'estensione dei campi e per squadrare gli enormi blocchi di pietra, utilizzati nella costruzione dei templi e delle piramidi, avevano bisogno di conoscere e di costruire con precisione l'angolo retto.
Essi avevano scoperto un sistema particolare: alcuni uomini (tenditori di funi) prendevano una fune su cui facevano 12 nodi, posti alla stessa distanza l'uno dall'altro. Poi fissavano a terra dei paletti e tendevano la corda in modo che si formasse un triangolo con i lati lunghi 3, 4 e 5 volte la distanza tra due nodi successivi: l'angolo che si formava di fronte al lato più lungo era l'angolo retto.
Pur non avendo elaborato teorie sulla similitudine dei triangoli, sapevano tuttavia di poter misurare l'altezza delle piramidi utilizzando l'ombra di un bastone, cioè la proporzionalità dei lati di triangoli simili.
Questo carattere pratico lo riscontriamo anche nell'ingegneria idraulica, che si interessava di stabilire con precisione il livello di inondazione, di regolare il flusso dell'acqua e di progettare la canalizzazione.
Le osservazioni astronomiche sono documentate dalle iscrizioni e raffigurazioni del cielo dipinte sui sarcofagi.
Gli Egizi rivolgevano molta attenzione al ciclo delle stagioni e alle osservazioni astronomiche, perché bisognava sapere con esattezza quando ci sarebbe stata la piena del Nilo.
Essi misuravano il tempo sulla base dell'anno solare di 365 giorni, ripartito in 12 mesi di trenta giorni ciascuno.
Molto importante era inoltre presso gli Egizi la medicina, che raggiunse un livello notevole anche se legata a concezioni religiose, mista a magia e superstizione.
Il papiro Ebers, che risale al 1550 a.C. circa, contiene 700 ricette mediche che prescrivono l'uso di erbe medicinale o di intrugli ottenuti con interiora di animali; le ricette sono accompagnate da preghiere e formule magiche.
Alcune cure mostrano un notevole livello di conoscenza della medicina: ad esempio, una ricetta contro la cecità notturna (causata da mancanza di vitamina A) prescrive l'uso del fegato di bue, che appunto contiene la vitamina A.
Nel papiro Smith, trovato a Tebe e risalente al 1600 a.C., abbiamo invece la descrizione molto accurata di alcuni difficili interventi chirurgici; inoltre viene insegnato a steccare le ossa e avvolgerle in bende piene di colla (che seccandosi diventa come un gesso).
La pratica dell'imbalsamazione inoltre portò a una profonda conoscenza del corpo umano e a strumenti chirurgici di buona fattura, efficace e precisi.

 

 

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