Mi presento ...

 

Fin da piccolo ero attratto dai quadri "materici", ante litteram, di Pizzirani e Garzia Fioresi che un mio vecchio zio aveva nella sua casa di Bologna.
Mi fissavo su quei grumi di colore e guardavo i quadri da vicino senza interessarmi immediatamente al significato complessivo dell'immagine.
Mi è rimasto questo modo di sentire la pittura: certo, ci saranno rimandi e riferimenti, ma non subito.
E' facile volgersi allo sperimentalismo con queste premesse: io però credo che "natural­mente" ciò mi sia impossibile. Anche il "simbolico" non deve essere un piano cristallizzato di realtà; niente surrealismo né metafisica. I simboli devono presentarsi spontanei, non voluti.
L'informale rappresenta per me la fedeltà alla materia pittorica, una categoria al di là delle mode lega­te ai tempi. Una categoria, per così dire, "perenne".
Mi è piaciuta l'utilizzazione della casualità, il rici­claggio delle superfici, il ready-made, le pillacchere, il dripping, etc.: una logica intrinseca al fare.
Anche la filosofia teoretica, sono convinto, che sia meglio rappresentata o incarnata nel mezzo comunicativo.
La pittura mi sembrava sempre di più un'oasi di pace: finalmente un luogo innanzi a me stesso, una tela che, senza mediazio­ni, aspettava delle soluzioni precise: operazioni chirurgiche sul tavolo anatomico. Ora, finalmente, nella mia patria antica, prima "del gran nulla".
Mi piace ancora, più che mai, la sostanza fisica del dipinto: ogni quadro per me esemplifica un processo continuo di formazione dell'immagine che viene distrutta e ricostruita fino a corrispondere alla mia volontà. Lo stesso spessore della pittura diviene in se stesso un segno della fatica e del tempo impiegati a produrre l'immagine.
Dimenticavo: ho frequentato per qualche tempo la Scuola "T Minardi" ed anche lo Studio del prof. Nonni: l'ho visto dipingere e lo ricordo come un faro nelle nebbie della giovinezza. Poi, ho avuto l'occasione di conoscere Guerrino Tramonti, grande ed elegante formalista, rigoroso quanto polimorfo manipolatore di immagini.
Da ultimo, lo sconcertante ed enigmatico Sassi, dotato di "radar" incredibili e suggestivi, spietato flagellatore delle meschinità umane e severo censore anche di sè stesso: mi ha insegnato la fedeltà alle proprie idee e la coerenza della ricerca nel fare pittura.   Gli sono grato.

Paolo Liveranisp